Metaeicon

Periodo artistico anno 2003

 Materia e spazio

I principali materiali usati sono il ferro ossidato, i colori ad olio fusi con il colore digitale e smalto.

Il portale in ferro rappresenta il diaframma, lo scudo, lo schermo eretto a difesa dell’elemento centrale cromatico. Esso è la porta del tempio, è il punto di partenza e di arrivo, è il diaframma che divide il bene dal male, è lo spazio dove vengono bloccate la menzogna, l’odio, l’arroganza, il peccato e tutte le nefandezze del genere umano.

Il cuore dell’opera, cioè la parte fatta e pensata per focalizzare lo sguardo e centralizzare lo spirito, è la porzione centrale, l’unica degna di contenere colore.

Il messaggio iconizzato racchiuso e protetto dalla “Porta del tempio”, è lo spazio dedicato alle vittime inconsapevoli che rappresentano anche l’ultima speranza del genere umano.

Sono tutti quegli uomini, quelle donne e quei bambini che non riescono a capire perché sono al centro dell’odio e dello sfruttamento.

Sono tutti quei poveri esseri che non riescono più a sognare perché troppo occupati a sopravvivere.

La logica costruttiva e le proporzioni usate, sono quelle utilizzate per le icone sacre. Se nel periodo iconoclasta tale rientranza era uno stratagemma per proteggere l’immagine sacra dagli agenti esterni, nella Metaeicon diventa uno scudo.

Liturgia ed epiclesi della Metaeicon

Liturgia, deriva dal greco Leiton (popolare, pubblico) ed érgon (opera),
Epiclesi da epiclesis, ossia invocazione, chiamata alla Divinità.

Metaeicon, oltre l’icona (dal greco eikon immagine).
L’icona è nata in oriente ed era oggetto di venerazione, poiché i primi disegni vennero attribuiti a S. Luca e per questo vennero definite acheropite, cioè non fatte da mano umana.
L’icona classica, nella sua apparente semplicità, non lascia nulla al caso, dalla forma ai materiali usati, tutto serve all’opera finale che, pur partendo da un modello predefinito, porta a risultati sempre nuovi e soprannaturali.

Senza entrare eccessivamente nel complesso mondo dell’iconografia, è necessario fornire alcuni strumenti di lettura.
La spiritualità, le proporzioni dei numeri sacri e la rientranza del corpo centrale a protezione dell’immagine, sono i tre punti da cui sono partito per costruire le metaicone. Nonostante fosse tutto chiaro nella mia mente, c’era qualcosa che mi paralizzava ed era il rischio di riproporre l’icona sacra, che per sua stessa natura non poteva essere variata. Allora mi sono focalizzato sui soggetti scelti, “semplici” esseri umani sacrificate in nome del potere e immediatamente é giunta la risposta rivelatrice. Le immagini sacre classiche lasciavano il posto alle icone del terzo millennio, in primis le vittime della Palestina, della Siria e dell’Africa.